domenica 17 ottobre 2010

'Ala Al-Aswani - PALAZZO YACOUBIAN (Giovanni)

Ala Al Aswani è nato nel 1957. Autore del romanzo di grande successo internazionale “Palazzo Yacoubian” è un dentista che vive ed esercita il suo mestiere in Egitto.
L’indirizzo del suo primo studio era proprio quello: Palazzo Yacoubian, Il Cairo.
Già collaboratore di giornali e riviste egiziane, nel 2002 ha avuto questa brillante idea di prendere a raccontare le storie e le umane vicissitudini che le pareti di quel glorioso e particolare palazzo – costruito da un miliardario armeno negli anni ’30 – hanno visto intrecciarsi al proprio interno. L’autore afferma con sicurezza essere tutte storie – quelle da lui raccontate – di pura fantasia; fatto sta però, che sembra abbia già ricevuto una serie di querele da persone che da sempre vivono in quel palazzo e che sembra si siano offese riconoscendosi nel libro in questione.
Fatto sta che Ala Al Aswani – co-fondatore del movimento di intellettuali Kifaya che lotta per i diritti civili ed il progresso democratico – descrivendo un variegato intreccio di storie e personaggi ha ottenuto un fantastico successo nel mondo arabo, ponendosi, come numero di copie vendute, addirittura subito dopo il Corano.

 
Ogni romanzo, per definizione, racconta una storia. Oggi siamo sommersi da romanzi di ogni genere e da ogni parte del mondo. È però veramente raro trovare un libro che non si limiti a raccontare una storia, ma che presenti e condensi in sé tutto un Paese, tutta una società, tutta un’epoca. Questo è il caso di Palazzo Yacoubian, primo romanzo del medico egiziano ‘Ala Al-Aswani. In esso si raccontano le vite di diversi abitanti,ricchi e poveri, di questo palazzo nel cuore del Cairo, una volta sfarzoso, oggi decadente. Davanti a noi compaiono l’aristocratico decaduto amante della Francia e delle donne, il figlio del portiere che abita sul tetto e sogna di fare il poliziotto, ma finisce per unirsi ai Fratelli Musulmani, la sua fidanzata, che per lavorare deve sottostare alle “richieste” dei datori di lavoro, l’intellettuale gay, e molti altri personaggi. Al-Aswani è molto abile nel tenere l’attenzione sullo svolgimento dell’azione, alternando le varie storie, accompagnandoci un po’ nelle vite dei protagonisti e poi lasciandoli ad un certo punto, per poi riprenderli dopo alcune pagine. In questo modo, riesce a creare una narrazione corale in cui nulla è ridondante, nulla è fuori posto, e tutto fluisce dalla prima all’ultima pagina. Infatti, la caratteristica del romanzo è quella di essere, potremmo dire, “neorealista”: l’autore non compare, si limita a raccontare e ad ordinare i fatti, lasciando il giudizio su ciò che accade agli stessi personaggi e al lettore, che è chiamato a raccogliere tutti i segni nelle singole storie per capire la società egiziana nel suo complesso. Ma comunque l’intento del “documentarista” è ben chiaro: si tratta di un’accusa violenta alla società egiziana, in preda all’ipocrisia, alla corruzione , al classismo e ad un servilismo interessato. Per l’autore, l’Egitto moderno è governato da una classe dirigente per cui “quello egiziano è il popolo più obbediente che ci sia, perché è fondamentalmente pigro e accondiscendente; non occorrono brogli, l’Egiziano voterà per chi ha il potere in quel momento”. Ma nonostante i politici del libro dicano così, la corruzione c’è, ed è tanta, a tutti i livelli. Per qualunque posto di rilievo occorre pagare, ed è così che i poveri sono senza speranza, e la ricchezza si perpetua nelle mani degli stessi ricchi. Nelle figure di Taha, il povero figlio del portiere, e la sua fidanzata Buthyaina si legge la rassegnazione, il desiderio di uscire da un  Paese che non può offrire niente a loro se non umiliazioni. Un Paese claustrofobico, chiuso deliberatamente ad ogni progresso. Ed è in tale situazione che la rassegnazione e la povertà si mescolano, e portano giovani come Taha ad avvicinarsi al fondamentalismo islamico, visto come promessa di una vita migliore, ma anche come protesta verso uno Stato, che si proclama laico, che ha fallito.
Quindi, questo romanzo ha una forte valenza sociale, anche per il fatto che Al-Aswani in Egitto è uno degli intellettuali più attivi nella protesta contro la dittatura di Mubarak. Ma oltre a presentare il Cairo del 2002, dà anche a noi, lettori occidentali di regimi cosiddetti “democratici”, motivi di riflessione. Dopotutto, i personaggi sono sì abitanti dell’Egitto contemporaneo, e in quanto tali ben caratterizzati; ma essi sono anche un esempio vivido di tutti i tipi umani. I desideri e i sogni di Taha sono gli stessi sogni e desideri di ogni adolescente, e così sono le sue delusioni e le sue angosce, che lo spingono a trovare riparo tra i Fratelli Musulmani; cerca un nuovo senso nella vita, e questa ricerca si mescola alla rabbia di non essere accettato com’è.  Ogni giovane ci si può riconoscere, come si può riconoscere nel desiderio di andarsene di Buthyaina. Poi c’è il vecchio nobile nostalgico, amante delle donne e del vino, simbolo di un edonismo orgoglioso , ma anche della paura di invecchiare; e l’intellettuale gay, alfiere di una minoranza combattuta, ma nonostante ciò orgoglioso e dignitoso nella sua scelta di vita. Si potrebbe continuare così per molto, visto che ogni personaggio racchiude in sé un mondo; ma ciò che veramente conta è che questo dentista del Cairo, strenuo difensore della libertà di parola, è riuscito a creare un gioiello di letteratura, ben calato nella società in cui vive, ma contenente tutto l’universo delle passioni e dei difetti umani. Proprio come solo i grandi libri possono fare. ‘Ala è grande.

Giovanni Collot

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